INTERVISTA AGLI stARTT
Riflessioni sul tema 1 –
Accoglienza e punto informativo dell’area archeologica dell’antica città della
Luna.
di Simone Capra, Francesco Colangeli* e Dario
Scaravelli**.
Redazione: Ciao
Simone, ciao Francesco, ciao Dario…vorremo farvi qualche breve domanda riguardo
il vostro progetto e il workshop…
stARTT: ok!
Redazione:
Dunque…cosa rappresenta per voi in paesaggio?...termine spesso abusato…e come
viene concepito e inteso il paesaggio nel contesto italiano?
stARTT: C’è una interpretazione del
paesaggio, cresciuta nel seno della cultura italiana, che indica con questa
parola la parte visibile di un territorio; laddove il territorio viene
riconosciuto come una porzione di terra sottoposta ad una determinata struttura
di poteri che ne disegna gli assetti.
Secondo questa lettura, la radice di
territorio non sarebbe riconducibile a terra,
ma piuttosto a terrere, terrorizzare,
l’esercizio del potere attraverso la gestione della violenza. [1]
Redazione: Spiegaci
meglio…
stARTT: In questi termini
l’accezione di paesaggio viene soggiogata a quella di territorio - ma liberata
da altri significati che lo riducono a panorama o fondale di una azione umana -
esaltandone la sua capacità di suggerire rapporti estetici tra l’individuo e il
mondo, che sono, a loro volta, immediatamente conoscitivi.
Se attraverso l’osservazione del
paesaggio è possibile riconoscere gli assetti del territorio, la percezione
estetica dello sguardo diviene uno strumento di conoscenza per leggere e
intervenire in una determinata porzione di mondo.
Questa riflessione, scaturita in un
ambito disciplinare proprio della geografia e che fa riferimento ai viaggi ed
alle esplorazioni di Humboldt, è importante per gli architetti perché dà un
contributo al tentativo di mettere in ordine la relazione paesaggio – territorio – potere; dove quest’ultimo non va declinato
– almeno nel nostro contesto – come potere assoluto, ma piuttosto come micropoteri, che stabiliscono delle
relazioni reciproche o gerarchiche tra loro e si sedimentano nello spazio
reale. Dentro questi rapporti di forza e di assetti, il progetto di
architettura presenta la forza propositiva di trasformare gli equilibri
esistenti per accendere porzioni latenti di territorio e far emergere nuove
forme di assetti spaziali, quindi di poteri:
Il progetto come strumento per
innescare l’innovazione e suggerire percezione/conoscenza.
Redazione: Alla luce di
queste interessanti considerazioni come intendete, quindi, organizzare questo
workshop?
stARTT: Partendo da queste
riflessioni abbiamo elaborato un discorso comune tra architetti-tutor e
studenti che lavorasse sulla capacità conoscitiva della percezione, mediata
attraverso il manufatto d’architettura, come strumento per selezionare percorsi
e viste, privilegiare rapporti figurativi tra gli elementi geografici e i segni
dell’uomo; in una battuta per conoscere il territorio attraverso lo sguardo.
Redazione: Qual è il tema
del vostro intervento?
stARTT: Il tema 1 del laboratorio
riguarda la progettazione di un portale, punto informativo e accoglienza da
dislocare a ridosso dell’autostrada; che presenti il sito archeologico
dell’antica città di Luni e possa prevedere il ricollocamento del museo
esistente, realizzato negli anni sessanta sul suolo archeologico del foro della
città. Unito al tema dei servizi di accesso vi è una ulteriore richiesta che
prevede le dotazioni infrastrutturali di parcheggi e di soluzione per il
ricongiungimento delle aree a valle e a monte dell’infrastruttura, al fine di
colmare la cesura tra il sito monumentale e la linea di costa.
Redazione: Quale strategia proponete ?
stARTT: Il programma è affrontato
attraverso le lenti conoscitive che l’accezione di paesaggio ci offre:
Il tema funzionale è risolto dentro
la percezione estetica; i percorsi obbligati, in macchina come a piedi diventano strumenti attraverso i quali
esperire il paesaggio, lavorando di volta in volta sull’osservazione statica e
sull’osservazione in movimento. Il lavoro sulla percezione usa lo spazio
architettonico come limite per l’inquadramento e la selezione delle viste; in
questo senso, la qualità dell’architettura e del paesaggio è pensata
immediatamente come valore d’uso capace da un lato di richiamare le persone e
invitare all’attraversamento, dall’altro di svolgere una funzione educatrice e
di redistribuzione delle conoscenze, evitando le formule della didattica su
cartellone e affidando alla lettura dei segni sul territorio la capacità di essere
riconosciuti. All’interno di queste relazioni emergono in primo piano le
tessiture della piana, la fascia collinare pedemontana con i sistemi
insediativi di origine altomedioevali e infine il profilo delle Alpi Apuane
sullo sfondo.
Redazione: Qual è il
ruolo dell’architettura all’interno del vostro progetto?
stARTT: L’uso dell’architettura,
come strumento a scala territoriale, opera una selezione del visibile che cerca
di schermare i brani compromessi del territorio, per aprirsi ad una narrazione
per parti o sintetica degli elementi presenti a scala geografica. L’archeologia
è il primo piano nelle incisioni a terra di questo sistema figurativo.
Redazione: E per quanto
riguarda il metodo che avete assunto?
stARTT: Il metodo di lavoro adottato
è pensare il progetto come esperienza comune, frutto dello scambio e della
condivisione delle idee tra studenti, a prescindere dal titolo di studio e
dall’anno di corso; non la formalizzazione di una idea autoriale di uno studio
al quale si partecipa in rapporto di dipendenza, ma il prodotto di un discorso
comune, in cui i tutor compaiono come
facilitatori.
Redazione: Quali sono i
temi individuabili all’interno del vostro intervento?
stARTT: La discussione è stata
suddivisa in tre grandi temi in rapporto gerarchico e di verifica tra loro:
1.
Paesaggio –
figurazione – archeologia.
Affronta la relazione tra paesaggio e archeologia,
pensando a quest’ultima come parte del territorio e non come uno stato di
eccezione,[2]
dove la percezione del visibile avviene attraverso la figurazione dello spazio
architettonico.
2.
Infrastruttura
– figurazione;
Mette a verifica le riflessioni sulla figurazione
attraverso l’analisi dei punti obbligati del progetto dati dalla presenza
dell’autostrada. Articolati i rapporti funzionali, questi sono verificati una
seconda volta attraverso la relazione con la percezione: il transito in
automobile come sguardo veloce, la sosta del parcheggio come sguardo da fermo,
i percorsi a piedi verso l’area archeologica come osservazione in movimento
naturale.
3.
Paesaggio –
tessiture – materiali.
Ritorna sull’analisi morfologica del paesaggio
–primi piani, secondi piani, sfondo– in relazione alle tessiture, grane e
cromie dei materiali che li compongono.
Le linee di deflusso delle acque lungo la piana
lunense, che informano l’andamento dei frutteti, dei campi, delle vigne e della
città archeologica, i piani sequenza delle pinete, infine le cave delle Alpi
Apuane sullo sfondo costituiscono un sistema naturato[3] non ancora compromesso tra l’autostrada e la fascia pedemontana che
verificano il rapporto figurazione–paesaggio così come articolato nelle due
precedenti sessioni di discussione.
Redazione: Grazie mille!!
Buon lavoro!!!
* Simone Capra e Francesco Colangeli fanno parte dello studio stARTT
(Roma)
** Dario Scaravelli svolge la professione di architetto tra Italia e
Cile.
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